Piano Bus Turistici. Gli operatori si mobilitano contro il Comune di Roma
di Antonio Castello
Quali potrebbero essere gli scenari del turismo prossimo venturo a Roma se le proposte dell’Assessore alla Città in Movimento del Comune, Linda Meleo, dovessero essere approvate in Giunta? La risposta degli operatori è univoca: catastrofici! Secondo indiscrezioni trapelate negli ambienti e su qualche organo di stampa, non essendo ancora state sottoposte al vaglio delle categorie interessate, dal prossimo 1° gennaio, la circolazione dei bus turistici in città dovrebbe essere vietata e, laddove fosse consentita (le deroghe sono davvero limitate e insufficienti), il costo aumenterebbe del 1700% passando dagli attuali 3.000 euro annui a ben 50.000 euro. Il tutto in nome di un inquinamento che, secondo un autorevole e inconfutato studio dell’Università della “Sapienza” (basato su dati dell’Agenzia della mobilità di Roma Capitale e dell’ARPA), sarebbe da attribuire a tutto meno che ai bus turistici. Secondo questa analisi, infatti, i pullman che circolano per la Capitale trasportando turisti coprono meno del 2% dei Km. annui percorsi nel centro storico di Roma da veicoli a motore, a fronte di un 89% riferibile alle autovetture e del 9% relativo ad altri veicoli. Non solo. Si è rilevato anche che lo spazio di sosta è di 0,6 mq. per passeggero in caso di bus contro i 5,2 mq. delle autovetture e che, cosa molto più importante, i picchi d’inquinamento non si registrano nel centro storico bensì nella zona Est della città e nelle giornate in cui è minore la presenza di bus turistici. Infine, è stato rilevato che i bus che circolano ogni giorno in città non sono 6.000 come riportato da alcune fonti, ma soltanto 600, contro le 570.000 autovetture stimate da un recente studio dell’ACI. Come si vede la problematica è abbastanza seria anche e soprattutto se si considera che annualmente a Roma si registrano 17 milioni di arrivi di cui il 30% in autobus turistici, per 40 milioni di presenze. Un flusso che dà lavoro a 150.000 addetti, generando il 10,3% del PIL cittadino.
Di fronte a tale preoccupante situazione è giustificato il malumore degli operatori che questa mattina si sono dati appuntamenti a Roma, presso l’Hotel Universo, per discutere la problematica. Secondo Tullio Tulli, dell’ANAV, il piano della Meleo si presenta irragionevole ed immotivato per tutta una serie di argomentazioni, prima fra tutte quella che prevede, per lo spostamento dei turisti, l’utilizzo dei mezzi pubblici. “Vi immaginate, ha detto Tulli, i turisti che aspettano ore alle intemperie mezzi pubblici che sono sovraffollati e insufficienti perfino ai residenti, quand’anche mal ridotti e poco efficienti? Senza considerare che Roma è l’unica Capitale d’Europa ad avere un sistema di limitazione alla circolazione dei bus turistici. Le altre amministrazioni hanno affrontato problematiche diverse, inerenti magari il parcheggio, ma non l’accesso”.
Secondo Carlo Begliuti, rappresentante delle Guide Turistiche FEDERAGIT, l’adozione di questi provvedimenti sarebbe deleteria per l’immagine turistica di Roma. “Dal 2000 in poi, si è pensato solo a come limitare gli accessi, senza fare alcuna altra proposta e senza considerare che gli utenti dei bus turistici sono principalmente anziani e disabili. Sarebbe come dire: distruggiamo il turismo sociale. Nel 2000, ha aggiunto, una soluzione fu quella della linea “J” che, però, soltanto tre anni dopo venne soppressa perché inutile, poco frequentata e gravata da un passivo intollerabile”.
Preoccupato anche il settore delle Agenzie di Viaggio rappresentato dal Vice Presidente di Fiavet Lazio Giancarlo Iacuitto secondo cui la decisione comporterebbe gravi problemi anche di ordine economico. “Per il 2018 i contratti sono stati già firmati e non si possono assolutamente modificare se non con il rischio di vederseli annullare. Per il turismo organizzato, i mezzi di trasporto sono indispensabili e vietare l’accesso ai bus turistici significherebbe far venire meno una delle condizioni per le quali i gruppi vengono a Roma. Senza considerare che nella Capitale le problematiche sono già molte e gravi. Perché, ad esempio, si chiede Iacuitto, non si pone maggiore attenzione al degrado, alla sicurezza, alla pressione fiscale, all’ordine pubblico, ai controlli, all’abusivismo? Nulla di tutto questo. In nome di ingiustificate motivazioni, si pensa però alla limitazione dei bus turistici senza neppure porsi il problema che cambiare le regole del gioco a due mesi soltanto dalla loro introduzione, significherebbe mettere in ginocchio molte imprese”.
Molto duro, infine, l’intervento del Presidente di Federalberghi Roma. Giuseppe Roscioli che ha voluto sottolineare come negli ultimi 20 anni non si sia fatto altro che colpire un settore che pure genera ricchezza ed è vitale per la Capitale. “Debbo notare, tuttavia, come l’atteggiamento oltranzista di questa amministrazione sia unico e non riscontrabile in precedenza, sia che al timone ci fosse la destra o la sinistra. E non è che allora, le problematiche mancassero. Si cita in alternativa alla circolazione dei bus turistici il ricorso ai mezzi pubblici quando l’azienda che li gestisce è sull’orlo del fallimento. Basterebbe da sola questa considerazione per comprendere il grado di inadeguatezza di chi ci amministra. Giocare a rimpiattino su tematiche fondamentali come quella del turismo e di tutto ciò che gli ruota intorno, è intollerabile”.
Non sono mancati all’incontro, a dimostrazione di quanto la problematica sia sentita e urgente da risolvere, le presenza delle parti datoriali Confindustria, Confcommercio e Confesercenti. Per Stefano Fiori di Unindustria, è impensabile andare ad una contrapposizione. “Noi, ha detto, siamo per il dialogo. Le condizioni ci sono e ci debbono dare ascolto. Miglioramenti sono possibili e un aiuto ci potrebbe venire dall’informatica con una serie di soluzioni che possono riguardare il controllo degli accessi, le aree di fermata e di sosta e così via. Segnali positivi per il turismo ci sono (aeroporto, porto di Civitavecchia catene del lusso, grandi marchi alberghieri, ecc.) e non li possiamo compromettere con questo tipo di scelte inopportune”. Sullo stesso tenore, le dichiarazioni di Tullio Nunzi della Confcommerciao, che si dichiara anche lui per la concertazione. “L’augurio, ha detto, è che si possa dialogare e arrivare quanto prima ad una soluzione dei problemi, ma la politica deve capire che è allo sbando e non si può contrapporre all’impresa, l’unica che ancora genera lavoro e ricchezza”. Più risoluto il rappresentante di Confesercenti, Daniele Brocchi, secondo il quale, in assenza di dialogo, occorre passare ai fatti, unitariamente, con azioni che possono arrivare anche allo sciopero e a manifestazioni di piazza.