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A Roma il 30% delle presenze turistiche non è rilevato

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di Antonio Castello

A tanto ammonta ll fenomeno delle “presenze fantasma” nella Capitale. A rilevarlo è una indagine condotta da Sociometrica per conto dell’Ente Bilaterale Turismo del Lazio, presentata questa mattina a Roma, presso l’Auditorium dell’Ara Pacis. I numeri sono impietosi: a fronte di una ricettività totale ufficiale pari a 43, 550 milioni di presenze, ben 13,565 milioni non sono classificate e quindi irregolari. Il fenomeno è dovuto ai cosiddetti Airbnb, altrimenti noto come “affitti brevi” che in assenza di regole sta dilagando sull’intero territorio nazionale con effetti catastrofici per quanto riguarda non solo le presenze turistiche e le ripercussione che questo determina in ambito sociale (sistema dei trasporti, della viabilità, ecc.), quanto soprattutto economico con chiari riferimento alla politica degli affitti, della legalità, della sicurezza e dell’occupazione. Il fenomeno non è nuovo in assoluto perché è da tempo che se ne parla. Nuovo è invece il sistema di rilevamento che Sociometrica ha adottato nella rilevazione dei dati, con il coinvolgimento di mille visitatori della Città Eterna che, intervistati sulle procedure e condizioni del loro soggiorno, hanno consentito di far emergere il fenomeno in tutta la sua gravità.

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I dati presentati, come ha più volte precisato il Direttore di Sociometrica, Antonio Preiti, sono soltanto stime, ma fatte al “ribasso”, nel senso che in presenza di due dati contrastanti è stato preso in considerazione quello a minore impatto, il che farebbe presupporre che non solo siamo vicini alla realtà, ma che questa può anche essere ampiamente superata. In ogni caso, il 30% di presenze non rilevate, pone la città di fronte ad una serie di problematiche difficilmente affrontabili quali, ad esempio, l’organizzazione dei trasporti, la raccolta dei rifiuti, la disciplina del traffico, la pubblica sicurezza. L’assessore al Turismo di Roma Capitale, Carlo Cafarotti, intervenuto in conclusione per rispondere ad alcune domande poste dalla platea, ha risposto che le amministrazioni sono in attesa di un provvedimento governativo che le autorizzi ad intervenire, ma occorre far presto. Il settore della ricettività sta implodendo e di fronte ad altre emergenze non si può più attendere. 

Qualcuno ha anche fatto riferimento allo “storico” sharing in uso non soltanto nel resto dell’Europa, dove peraltro è nata, ma a Roma stessa, attuata in occasione del Giubileo, ma oggi siamo in presenza di una ben altra forma, soltanto a considerare che la presenza del proprietario negli appartamenti non esiste più, facendo venir meno la modalità di un tempo, ritenuta socialmente ed economicamente sostenibile. Dall’indagine è inoltre emerso che all’11,8% dei fruitori non è stato richiesto alcuno documento di riconoscimento, che al 65,1% non è stata richiesta la compilazione di alcun modulo informativo per la registrazione statistico-anagrafica con firma personale (con gravissime ricadute sul sistema della sicurezza) e che al 14,1% non è stata richiesta la tassa di soggiorno. Un dato quest’ultimo che genera un’altra domanda: se ciò è vero, significa che l’85,9% la tassa l’ha pagata, ma a chi è stata versata? L’ammontare sarebbe di ben 50 milioni di euro, pari al 40% del totale, che al Comune di Roma non risultano pervenuti 

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Una ulteriore criticità il fenomeno lo genera per quanto concerne gli affitti normali perché a fronte di un affitto medio (calcolato da Uniaffitti) di 870 euro mensili, gli affitti brevi registrano rendimenti che vanno dai 2.000 ai 6.000 euro con la conseguenza che fra non molto, non ci saranno più sul mercato appartamenti in locazione con grave nocumento per chi cerca una normale sistemazione. 

Un ultimo aspetto riguarda l’occupazione, aspetto particolarmente caro all’Ente Bilaterale Turismo del Lazio. “Il Rapporto, ha dichiarato il Presidente Tommaso Tanzilli,  evidenzia come, nonostante l’altissimo numero di visitatori coinvolti, ci si trovi di fronte ad un fenomeno irrilevante se non addirittura negativo: al coinvolgimento di pochissimi occupati (per la maggior parte non professionisti) fa riscontro una forte concorrenza che danneggia i lavoratori qualificati dell’ospitalità regolare, senza dire che il turismo low cost limita fortemente le capacità di spesa negli esercizi commerciali con esiti estremamente negativi circa la loro sopravvivenza. In breve tempo, ha concluso Tanzilli, il fenomeno degli affitti brevi, aumentati in soli tre anni (dal 1916 al 1919) del 46%, ha mutato le condizioni reali di Roma: è impossibile amministrare una metropoli senza conoscere la quantità effettiva di fruitori dei suoi servizi pubblici, ed altrettanto ingiusto che i cittadini non possano più, nei fatti, trovare casa. Siamo di fronte a un fenomeno che non crea occupazione né investimenti, ma soltanto infinite problematiche che necessitano di urgenti soluzioni”.