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Antonio Lampis, DG dei Musei Italiani, torna a Bolzano con un bilancio di successi internazionali importanti

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Premio Speciale dell’Anno per la Comunicazione e il Marketing, Direttore Generale dei Musei Italiani per ben tre anni consecutivi in uno dei periodi storici più complicati per la vita del Ministero dei Beni Culturali, esperto di altissimo livello scientifico nella gestione del Patrimonio Culturale Italiano, Antonio Lampis  lascia Roma e torna a a casa sua, nella sua Bolzano, tra la sua gente, per ripartire “da dove eravamo rimasti” dice sorridendo e sornione come solo lui sapeva esserlo nei Palazzi del potere romano. Naturalmente si porta dietro un’esperienza carica di risultati nazionali e internazionali di primissimo livello.  
Fortemente voluto tre anni fa ai vertici della Direzione Generale dei Musei Italiani dall’allora ministro Dario Franceschini, Antonio Lampis ha dimostrato nei fatti anche ai più disillusi come si può radicalmente trasformare una realtà italiana come quella dei musei in attività non solo culturale ma soprattutto produttiva al servizio del Paese, insomma uno straordinario protagonista dell’Italia che si muove e che produce.

Il suo mandato di Direttore Generale si è svolto in un periodo particolarmente critico per la storia del Mibact: in tre anni si sono infatti alternati 4 segretari generali, 3 Capi di Gabinetto, e 3 diversi mandati da Ministro. Come dire?

Per tre anni in balia delle tempeste più turbolente. Eppure lui, mentre tutto gli cambiava attorno, è rimasto al suo posto, senza mai essere stato messo in discussione da nessuno.

Per la verità, al Collegio Romano non tutti lo hanno amato in questi anni, abituati forse al carattere più “caciarone” di taluni vecchi dirigenti di regime, meridionali o romanocentrici, e pregiudizialmente ostili a questo suo carattere così chiuso, riservato, quasi timido, mai ostentato, sempre attento e fortemente educato all’ascolto degli altri.

Tutto sembrava, Antonio Lampis tra le stanze della Direzione Generale Musei, tranne che un capo assoluto e dispotico, cosa che invece non era stato in passato. Riservato anche nel manifestare in pubblico il suo immenso bagaglio culturale.

I più vicini a lui sapevano, appena, da dove veniva. Sapevano che a Bolzano aveva lasciato un segno indelebile del suo impegno al servizio del Paese, ma della sua vita privata per esempio, o di quello che poi lui faceva a Roma nei momenti di riposo dal suo impegno, questo è rimasto per tutti i tre anni della sua gestione il grande vero mistero del suo mondo.

Oggi Antonio Lampis lascia Roma affidando però al suo successore un bagaglio di risultati e progetti innovativi realizzati senza precedenti nella storia del Mibact.

“Avendo trovate moltissime concessioni scadute e in proroga di fatto e una fase di stallo delle relazioni con Consip- ricorda Antonio Lampis- grazie anche l’impegno del nuovo amministratore delegato Cannarsa insediatosi anche lui nel 2017, sono stati avviate in pochi mesi tutte le informative di gara per il territorio nazionale e negli ultimi tre sono stati banditi numerosissime procedure di gara. È stato realizzato un accurato studio e report della situazione della sicurezza antincendio dei musei statali.

E sono state poste in essere tutte le premesse, le linee di indirizzo e la piattaforma digitale con Agid per l’avvio e la gestione del sistema museale nazionale, in costante dialogo con le Regioni, Anci e Icom”.

Ma la parte forse più complessa e più conflittuale del suo mandato -Lampis ha riguardato la riforma della governance, completamente riformata “ attribuendo – ricorda il Direttore Generale- autonomia ai direttori di museo non dirigenti ed indicando le modalità per una maggiore trasparenza dell’organizzazione amministrativo contabile tra dirigente del polo e direttori dei musei inserito nel Polo. La direttiva di governance ha dato indicazioni per la programmazione, per più salde relazioni sindacali, per una pianificazione finanziaria poi sottoposta a monitoraggio, rendicontazione e valutazione dei risultati.

La programmazione annuale è indicata quale elemento indispensabile della nuova autonomia dei funzionari direttori di museo ed anche un elemento che permetterà al dirigente di concentrarsi sul ruolo territoriale dell’Istituto, sulla governance generale e sugli altri obiettivi di alta valenza attribuiti dalla riforma anche in riferimento al rapporto con gli Enti territoriali, le scuole, università, i musei autonomi e con le Soprintendenze”.

Sotto di lui però sono state anche riformate le modalità di selezione dei direttori dei musei non aventi la qualifica di dirigente, è stato realizzato un accurato sistema di valutazione della performance dei direttori di seconda fascia, il rinnovo di tutti i direttori di musei autonomi assunti nel 2015, il rinnovo di tutti i direttori di polo museale scaduti nel 2018.Ma è stato anche approvato un esemplare Piano di eliminazione delle barriere architettoniche (P.E.B.A.). Uno dei temi a cui Lampis tiene di più oggi, nel giorno del suo commiato da Roma, è quello delle linee guida per il rinnovo del racconto museale e per il rinnovo della relazione tra musei, scuole ed università.

-Cosa vuol dire Direttore?

“Semplice. Vuol dire che è stato realizzato un dettagliato vademecum utile ai neo nominati direttori di musei statali. Vuol dire che si sono realizzate linee guida per costi assicurativi, canoni di concessione di spazi e immagini, contratti sottosoglia. Vuol dire che è stato redatto il primo rapporto sui concessionari. Soprattutto vuol dire che è stato approvato nel luglio 2019 un piano digitale triennale per i musei, ora inserito nel piano digitale nazionale Agid”.

-Può essere più preciso per favore?

“Vede noi abbiamo affrontato, per esempio, un lungo ragionamento sulla Reggia di Caserta, da novembre 2018 al giugno 2019, realizzando importanti riforme organizzative ed abbiamo affrontato il problema, devo dirle delicattissimo, dell’avocazione del proprio servizio. Ma anche si sei poli museali diversi, il Polo museale della Calabria (comprensivo di 17musei), e della Lombardia (comprensivo di 12 musei), del museo Palazzo Reale di Genova, e annesso Polo museale ligure (comprensivo di 11 musei).

È stato poi acquisito il museo Ginori e seguita la nascita della fondazione. Si è collaborato alla relazione di un manuale con Ocse e Icom per la gestione di Musei non statali.

Sono stati stipulati decine di accordi di valorizzazione e accordi con l’associazione di musei e istituzioni”.

-E la parte più difficile qual è stata?

“La fase iniziale e successiva alla pandemia da Coronavirus. Non è stato semplice, mi creda, gestire tutta la fase di chiusura, e quella molto più complicata delle riaperture dei musei.

Abbiamo seguito le indicazioni fatte proprie dal Comitato tecnico scientifico e abbiamo portato a casa risultati molto utili. E non parlo solo dei musei statali, ma di tutti i musei della nazione, indicazioni e risultati fatti poi propri da innumerevoli Musei di Stati stranieri.

-Si dice che la sua gestione passerà alla storia per aver portato la storia dei Musei italiani, grandi e piccoli, nelle Università che più contano?

“Noi abbiamo semplicemente creduto e quindi promosso un percorso di conoscenza del sistema museale nazionale nelle grandi università italiane e straniere, raccontando quello che siamo e quello che abbiamo fatto alle massime istituzioni del Paese, partendo dalle regioni, e lo abbiamo fatto nel corso di convegni internazionali organizzata da Paesi stranieri, anche attraverso la traduzione in moltissime lingue del mondo dei livelli minimi di qualità dei nostri musei.

Ma non solo questo. Mi piace ricordare anche che sono stati gestiti sotto la mia Direzione Generale due grandissimi e complessi progetti legati ai poli museali, al fine di rilanciare lo sviluppo economico, turistico e culturale dei nostri territori, parlo del Musst 1 e del Musst 2.

E sa qual è stata la nostra massima soddisfazione? Le relazioni ufficiali della Banca d’Italia e del Boston Consulting Group hanno confermato e dimostrato quanto sdia reale l’impatto economico sociale culturale dei musei statali sull’economia nazionale tutta”.

-Primi della classe, Direttore?

“Direi di più, unici in Europa sono da considerare i nostri dati di incremento della bigliettazione e del numero di visitatori, ovviamente preCovid. Parliamo di oltre 40 per cento di maggiori incassi in tre anni, oltre il 30 percento di incremento dei visitatori. Sono dati di crescita doppi rispetto al turismo. Significa che moltissime persone hanno avuto nuove esperienze di conoscenza dei musei, e si è realizzato lo sviluppo culturale voluto dall'articolo 9 della costituzione. E poi vorrei ricordare l’altissimo il livello di qualità raggiunto dai nostri musei statali. Livelli minimi di qualità media del punteggio, oltre il 9 su 10. Altissima anche la reputazione online monitorata dal Politecnico di Milano sulla nostra attività generale”.

-Torna a casa con quali progetti?

“Torno a casa per rimettere la mia esperienza maturata in questi ultimi tre anni a Roma al Mibact al servizio della mia regione, della mia provincia, della mia gente, delle mie montagne. Sono le cose che più mi sono mancate stando qui a Roma, ma che ora spero di riprendermi, appunto “da dove eravamo rimasti”.