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A spasso per il Ferrarese

DeliziaFerrara24

Voghiera-Voghenza e Gambulaga, necropoli romane e Delizie Estensi

di Claudio Manari

Girovagando in provincia di Ferrara, non si può fare a meno di visitare il piccolo borgo di Voghenza situato a pochi km dal capoluogo e raggiungibile percorrendo la strada a scorrimento veloce che conduce a Comacchio. Voghenza in antico, era un insediamento romano chiamato Vicus Aventinus o Vico Habentia, e rappresentava un importante fulcro amministrativo di vaste proprietà imperiali.8steleferrara

Gli scavi archeologici condotti nel corso degli anni hanno portato alla luce un'area sepolcrale e monumentale di notevole  rilevanza databile dalla metà del I secolo d.C. alla metà del III. 

I materiali ritrovati sono costituiti da ceramica comune (coppe, tazze, lucerne), balsamari di vetro e onice, ornamenti in oro e ambra, che sono oggi esposti al Museo Civico di Belriguardo. Tra le 67 sepolture (inumazioni e cremazioni), spiccano il grande sarcofago marmoreo di Ulpia Pusinnica e due recinti funerari con tombe segnalate da cippi iscritti. Situata appena fuori dall'abitato, la necropoli non è accessibile per le visite, ma è comunque visibile nel suo complesso da Via Dante Alighieri.

I lineamenti geografici e storici della provincia di Ferrara si sono modellati sul mutevole e possente apparato deltizio del Po. Allo stato attuale delle conoscenze la documentazione archeologica più antica è circoscritta all'areale bondenese ( Comune di Bondeno all’estremità occidentale della provincia ) e risale all'ultima fase del Neolitico.

Al culmine dell’età classica (fine VI - inizi III sec. a.C.) si pone lo sviluppo della città etrusca di Spina posta nel delta. Ma gli Etruschi occupavano anche le porzioni disponibili più all’interno tra cui la stessa zona di Voghenza, presumibilmente con piccolissimi insediamenti sparsi.   Questo tipo di insediamenti era dovuto alla natura del territorio dominato dalla presenza di acque sia correnti che stagnanti e che ne costituivano anche la principale attrattiva in quanto preziose vie di scambio e commercio. Dato il perdurare di questa situazione anche in età romana il popolamento era di tipo sparso e trovava come anticipato , uno dei pochi luoghi di insediamento Voghenza.    

11salaFerraraNella provincia di Ferrara sono presenti tre aree archeologiche: la necropoli di Voghenza (in Comune di Voghiera), l'abitato di Spina (in Comune di Ostellato) e l'area di Santa Maria in Padovetere (in Comune di Comacchio).  

Tornando ai ritrovamenti archeologici di Voghiera, risulta molto interessante notare come tutte le epigrafi funerarie (in parte esposte nel Museo del Belriguardo) e ritrovate in zona anche in epoche precedenti ci offrono la possibilità di conoscere i nomi e le attività degli abitanti della zona  

La comunità era in parte costituita dagli amministratori delle proprietà (saltus) che la famiglia imperiale aveva nel delta. I "corredi" (anch'essi visibili nel Museo di Belriguardo) raccolti nelle sessantasette cremazioni e inumazioni del sepolcreto sono indicatori di complessi rituali funerari. Vi figurano monete, anfore, lucerne e peculiari tipi di vasi quali tazze e incensieri, brocche, , ceramiche e balsamari di vetro, nonché alcuni monili d'ambra e un balsamario in sardonice di squisita fattura: ulteriore testimonianza –quest’ ultima- dell'intensa articolazione commerciale che ruotava attorno al vicus, punto nevralgico d'incontro di disparate arterie della navigazione fluviale padana. (il sardonice è un materiale litico  di provenienza indiana)

Il 14 marzo 2015, la sezione archeologica del Museo del Belriguardo si è arricchita di 150 reperti mai esposti al pubblico che coprono un periodo che va dall'epoca etrusca a quella bizantina. Clou del percorso i materiali d'epoca romana tra cui spicca il diploma (un vero e proprio certificato di pensionamento) di un militare di origini dalmate, Lucio Bennio Beuza, per 26 anni ausiliario della flotta imperiale di Ravenna.affrescoFerrara16

La reggia estiva estense di Belriguardo ospita il Museo Civico, istituito ufficialmente nel 2001 ed originariamente suddiviso in tre aree espositive: archeologica, rinascimentale e d'arte moderna, con spazi didattici di servizio per le scuole. Dal 2014 il Museo è stato ulteriormente arricchito da una nuova sezione di Archeologia Industriale.

La Sezione Archeologica del Museo si trova nel corpo centrale dell’ex reggia estense, sotto il Salone delle Bifore; la collezione (di proprietà statale), come mi viene spiegato dal competente e gentilissimo Alessandro, che mi accoglie all’ingresso, è stata recentemente ampliata grazie all’ingresso dei reperti di Fondo Tesoro, area dove è stato rinvenuto l’antico abitato di Voghenza romana imperiale, parzialmente esplorata con gli scavi degli anni ’80 del secolo scorso. Questi reperti, assieme a quelli della vicina necropoli romana, offrono al visitatore uno straordinario spaccato reale della vita quotidiana e del rituale funerario di allora.

AraFerrara8La Sezione Rinascimentale del Museo è ospitata nell’unico ambiente che serba testimonianze pittoriche pervenuteci dal regale passato di Belriguardo: la Sala della Vigna, decorata da file di cariatidi che sorreggono un loggiato, attraverso le cui prospettive si scorgono splendidi paesaggi. La sala ospita una pregevole raccolta di ceramiche ferraresi dal XIV al XVII secolo reperite nel territorio ed una serie di materiali provenienti da una fossa da butto Rinascimentale rinvenuta a Belriguardo. Un bellissimo modellino della Delizia realizzato presso il vicino Museo del Modellismo Antico si offre al visitatore per una migliore comprensione di come fosse in epoca rinascimentale questa bellissima reggia estense. 

E’ davvero una emozione ripercorrere attraverso tutti i rinvenimenti descritti come si sia evoluto nel tempo il territorio ferrarese.  

L’area archeologica è situata a ridosso del paleoalveo (antico alveo del Po)  del Po che poco a nord di Voghenza aveva spartito in età classica le sue acque tra l’Olana (oggi Volano), ramo che si spinge a Nord-Est ed il Padoa (Po, oggi estinto) che era il ramo di Spina.

In età romana i due villaggi di Voghiera e Voghenza si fronteggiavano sulle sponde del grande fiume, separati anche da una grande isola che oggi è identificabile nel parco Massari-Mazzoni. La dislocazione topografica, la definitiva scomparsa di Spina ed i dossi parafluviali che caratterizzavano il territorio, furono i fattori che favorirono la fortuna di Voghenza in età romana imperiale, quando divenne sede dei funzionari preposti al pubblico controllo e all’amministrazione dei saltus, grandi tenute di  proprietà imperiale, diventando praticamente la capitale del basso Po.CristalliFerrara12

L’importanza di Voghenza venne poi ribadita anche ai primordi dell’epoca cristiana, quando qui fu istituita la prima diocesi del ferrarese, sino al trasferimento della sede nella allora nascente Ferrara nella seconda metà del VII secolo d.C.. Oltre alla grande via di comunicazione costituita dal Po il territorio era attraversato anche da un ramo del mutevole Reno, l’Avenza (da cui Vicus Avenza = Voghenza), che si immetteva nel Po nei pressi di Voghiera facilitando ulteriormente i collegamenti con l’interno. L’intero territorio di Voghenza era poi facilmente afferente ai due grandi centri più vicini: Adria a nord e Ravenna a sud, con tutte le implicazioni economiche e culturali che questo comportava.

A poca distanza da Voghiera, in località Gambulaga, vale la pena visitare la Delizia del Verginese, un’altra residenza estiva degli Estensi presso la quale è ospitata una esposizione permanente di uno spettacolare e recente ritrovamento archeologico, cioè  un sepolcreto di una famiglia di proprietari terrieri di epoca romana di piena età imperiale risalente al I e II sec. d.C.  : I Fadieni.

Le cinque stele e gli oltre 200 reperti rinvenuti nelle due campagne di scavo testimoniano il processo di romanizzazione del territorio deltizio avvenuto secondo il disegno dell’antica rete idrografica in cui si inserisce il ritrovamento di Gambulaga. Attraverso gli oggetti che costituivano i corredi delle sepolture emergono evidenti i segni del vivere di un’intera civiltà, con i propri usi e consuetudini, in cui la quotidianità si intreccia al mito e ai simboli millenari che rappresentano l’umano desiderio di immortalità.

Altra attrattiva della località è rappresentata dal fatto che Il parco della Delizia del Verginese è stato ricostruito esattamente come in epoca rinascimentale e rappresenta un bellissimo esempio di giardino cinquecentesco con la piantumazione delle stesse specie vegetali nel disegno originale d’epoca.

Mete davvero interessanti che permettono al  visitatore di scoprire anche in questi territori fuori abitualmente dai circuiti turistici le ricchezze del nostro paese che nasconde in ogni provincia tesori d’arte inestimabili.