Big Data: una rivoluzione per il mondo del turismo
Dello stato dell’arte se ne è parlato a Roma nel corso di un convegno tenutosi presso la sede dell’Enit/Agenzia
di Antonio Castello
Una definizione rigorosa del termine è difficile coniarla. Per grandi linee si può dire che i “Big Data”, letteralmente "grandi masse di dati", descrivono l'insieme delle tecnologie e delle metodologie di analisi di dati massiivi, ovvero la capacità di estrapolare, analizzare e mettere in relazione un'enorme mole di dati eterogenei, strutturati e non strutturati, per scoprire i legami tra fenomeni diversi e prevedere quelli futuri. Questo vale chiaramente per tutti i settori ed anche per il turismo. Per meglio comprendere quale sia lo stato dell’arte in questo mondo complesso dalle variabili indefinite, si è tenuto presso l’Enit/Agenzia, un convegno al quale sono intervenuti alcuni esperti che hanno analizzato, ognuno da una angolazione diversa, l’attuale situazione e, soprattutto, quali potranno essere i risvolti futuri
“Nel settore del turismo, ha affermato Marco Fanizzi, Vice Presidente e GM Enterprise Sales di EMC Italia, l’utilizzo dei Big Data è fondamentale, dalla fidelizzazione della clientela alla riduzione dei costi del prodotto, da una maggiore oculatezza negli investimenti all’ottimizzazione dei servizi. Conoscere le abitudini dei turisti e i loro desideri contribuisce in modo determinante a soddisfare le loro esigenze. E’ come cucirgli addosso un abito su misura. In un parco divertimento, ad esempio, la tracciabilità dei gusti potrebbe significare indirizzare direttamente il fruitore verso determinati giochi o attrazioni. Senza la tecnologia è come stare fuori dal mercato perché oggi è la sola che influenza la vendita”. A tal proposito, è sembrato calzante l’esempio che ha portato nel settore della vendita del vino. “L’Italia, ha detto ancora Fanizzi, eccelle nella produzione del vino di qualità, ma è un pessimo venditore. Gli australiani, attraverso l’inserimento di un codice nell’etichetta delle bottiglie che consente, attraverso una semplice fotografia della stessa fatto da un normale smartphone, di conoscere come quel vino può essere abbinato ai cibi e come e quando può essere bevuto, stanno sbancando il mercato. Praticamente una semplice applicazione messa a disposizione di un mercato altamente tecnologico, come quello giapponese, sta facendo le fortune di un prodotto che per qualità non è assolutamente competitivo con quello italiano”.
Oltre a fare gli onori di casa, Maria Elena Rossi, Direttore Marketing e promozione dell’Enit/Agenzia, si è soffermata sull’esperienza maturata attraverso quello che viene chiamato “Cruscotto Enit” considerato uno dei primi esempi di applicazione virtuosa dei Big Data. “Attraverso le nostre sedi all’estero, ha detto, riusciamo a capire oggi le esigenze dei nostri potenziali turisti, come intervenire in caso di crisi, come cambiano gli scenari. Attraverso una combinazione di dati e le diverse modalità di raccolta, riusciamo a commercializzare il prodotto Italia non sull’offerta, bensì sulla domanda. Attraverso un ecosistema digitale inoltre, riusciamo a comprendere come e quanto si parli dell’Italia e a modulare i nostri interventi sui vari mercati esteri. Senza dire che attraverso una attenta lettura dei Big Data, si può riuscire finanche ad evitare che grandi flussi turistici si concentrino su uno stesso luogo in uno stesso momento, a tutto vantaggio della programmazione”.
Un positivo effetto della realizzazione del “cruscotto”, ha consentito all’Enit/Agenzia anche di monitorare in “near real time” quali saranno i flussi degli stranieri nel nostro Paese per le prossime vacanze natalizie. “Dopo i primi dieci mesi dell’anno, sostanzialmente stabili rispetto ad un 2017 che con 430 milioni di pernottamenti ha fatto segnare un record storico, ha detto ancora il dirigente, siamo in grado di affermare, attraverso una analisi delle prenotazioni aeree, che nel periodo natalizio (18-31 dicembre) avremo un incremento pari al 2,3% di arrivi. Che il mercato USA è in forte espansione con un +13,2%, seguito da quello cinese (+2,6%) e da quello spagnolo (+2,2%). Che sta aumentando la durata dei soggiorni, che aumenta la percentuale di coloro che viaggiano in 1^ classe e i viaggiatore lesure. Che sta aumentando la scelta per le vacanze invernali e per le città d’arte e, infine, per quanto concerne i voli charter, che le provenienze dagli USA stanno registrando numeri inverosimili (+25%)”.
Per Stefano Landi, Presidente di SL&A infine, “le statistiche sugli arrivi e le partenze, ammesse che ancora esistano, non bastano più a monitorare il fenomeno turistico. Dai tradizionali dati: vecchi, piccoli, lenti, storti, futili e poco utilizzati occorre passare a quelli nuovi, grandi, veloci, dritti, utili e usati. Per far questo però, occorre che vengano considerati altri dati, se vogliamo grossolani e trasversali come le smart cities, i pagamenti autostradali, le comunicazioni, la notorietà e le recensioni, assolutamente utili per fare tendenza”.
A conclusione dei lavori è intervenuto Antonio Nicola Preiti, Consigliere dell’Enit/Ageniza, secondo cui oggi “i Big Data consentono di analizzare la percezione del turista attraverso lo stesso turista i cui comportamenti consentono addirittura di avere un “modello”. Solo chi è in grado di sfruttare questi accumulatori di dati, ha in mano il mercato. La loro analisi ci dà spesso una risposta sugli spostamenti, ma non sulla motivazione”.