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GUIDA LETTERARIA DEL GUSTO

Dai più grandi scrittori d’ogni tempo e latitudine - Il cibo, storia dei popoli, in un viaggio tra la letteratura

8guidagustoTSEdizioni pubblica, anche in formato e-book, la Guida letteraria del gusto. Pagine enogastronomiche dai più grandi scrittori d'ogni tempo e latitudine, a cura di Elena Pullè.

Spiega la curatrice nell’introduzione: «Il cibo è storia. Anzi, il cibo è la storia dei popoli. Esso riflette lo stile, gli usi e il carattere di un’epoca: per questo non è mai estraneo alla letteratura.

Fin dall’antichità, non c’è genere letterario che non abbia trattato questo tema: dai banchetti luculliani di Trimalcione nel Satyricon di Petronio, alle descrizioni più «tecniche» legate alla produzione agricola nel De agri cultura di Catone, il cibo ha sempre accompagnato pagine suggestive, contribuendo a raccontare intere civiltà».

Il cibo è simbolo, carico di significati mistici di cui tante religioni sono ricche. «Simbolismi a parte, il cibo è vita, è sopravvivenza: tra i bisogni dell’uomo è forse quello principale, per questo la sua mancanza scatena passioni, se non vere e proprie lotte. Ne troviamo eco in pagine vibranti della letteratura moderna: come non ricordare le rivolte per il pane narrate dal Manzoni ne I Promessi sposi?». Sul versante opposto, il cibo è piacere, è eccesso: rispecchia uno stile di vita un tempo riservato a una classe sociale che la narrativa ritrae spesso come frivola, vanesia, decadente: «Il celebre timballo di maccheroni servito in casa Salina ne Il Gattopardo è l’emblema di un’opulenza d’antan che oggi, per certi aspetti, fa ancora sognare».

Più democraticamente, il cibo è suggestione e ricordo: «Il senso del gusto è in grado, questa volta senza distinzione sociale, di scatenare meccanismi inconsapevoli della mente che riattivano aree dormienti dell’inconscio, ristabilendo connessioni con il passato che quasi fanno trasalire per il loro carattere “epifanico”. Nessuno meglio di Proust, con le sue madeleine intinte nel tè, ha saputo descrivere meglio ciò che succede in noi in questi rari momenti di totale consapevolezza: “Ma quando da un lontano passato nulla sussiste, dopo che le persone sono morte, dopo che le cose sono rotte e disperse... l’odore e il sapore delle cose restano a lungo sospesi, come anime, pronte a ricordarcelo, aspettando e sperando il loro momento, tra le rovine di tutto il resto”».

In questa antologia gastronomica il cibo diviene un filo rosso attraverso cui ripercorrere il patrimonio letterario del mondo. Conclude la curatrice: «Un percorso fatto inevitabilmente di “assaggi”, volti a stimolare la fame di buone letture (e di buone pietanze), in cui si accostano piatti dietetici a portate luculliane, la cucina popolare a quella raffinata, eleganti banchetti a tavolate ruspanti, passando per menù futuristi, consigli afrodisiaci e ricette in versi. Dal brodo de Il pranzo di Babette al risotto di Gadda, dagli arancini di Camilleri al pudding di Agatha Christie, dai limoni di Montale alla polenta di Manzoni un prelibato tour narrativo su cibo e gusto nella letteratura d’ogni epoca e latitudine. Un viaggio antologico che celebra i piaceri della tavola, fra nutrimento, convivialità e anima».

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