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OMAGGIO A VALENTINA CHICO

-IL SUO TEATRO D’IMPEGNO CIVILE-

di Enrico Stella

Oggi, 2 maggio, ricorre il compleanno di Valentina Chico. Milioni di telespettatori la ricordano per il suo ruolo da protagonista, in coppia con Alessio Boni, nella terza stagione di “Incantesimo” (anni 2000-2001). Fu un successo immediato e, grazie alla sua partecipazione, la nota e longeva serie televisiva della Rai raggiunse i massimi livelli di audience.

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Ma la carriera di questa splendida e versatile attrice romana era iniziata molto prima che la televisione ne rivelasse il talento ad una vastissima platea. Già all’età di 16 anni frequentava un laboratorio teatrale e aveva cominciato a recitare lavorando su antichi testi greci (Euripide, Socrate, Aristofane) e su operette di Offenbach ed Hervé, per il Teatro Palladium di Roma. Nel cinema, tra i 17 e 20 anni, era stata diretta con successo da registi del calibro di Klaus Maria Brandauer (“Mario und der Zauberer”) e Cristina Comencini (“Va’ dove ti porta il cuore”). Intanto studiava Storia alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università “La Sapienza” ed era riuscita a soddisfare anche la passione per la musica e il pianoforte, conseguendo il diploma al Conservatorio di S. Cecilia, a Roma.

Voglio ricordare che questa attrice veramente completa, nota e apprezzata anche all’estero, recita disinvoltamente in lingua inglese, come nel film di Brandauer e in un docu-film internazionale girato a Parigi, dedicato alla vita del maestro Arturo Toscanini: “Toscanini in his own words”.

Pur esercitando una saltuaria attività televisiva, e recitando in alcuni premiati cortometraggi d’autore, la Chico ha sempre amato l’emozione del teatro, a contatto con il suo pubblico, diretta da Marco Maltauro, Peter Clough, José Sanchis Sinisterra, Pierpaolo Sepe, Angelo Savelli, Claudio Boccaccini, Stefano Benni…

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Sarebbe lungo l’elenco delle sue interpretazioni sul palcoscenico. Io l’ho sempre seguita in prima fila, non solo nei teatri romani, ma anche in occasione di tante altre recite, come quelle in omaggio ad Henrik Ibsen, nella Sala Maestra del Palazzo Chigi di Ariccia, e successivamente alla Sala Baldini. Non dimentichiamo che Ibsen, all’età di 36 anni, lasciò la Norvegia, dove si sentiva incompreso, per cercare a Roma un ambiente più accogliente e nuove ispirazioni. Alla prima recita, ad Ariccia, era presente Eva Bugge, ambasciatore di Norvegia a Roma, che, entusiasta dell’evento, invitò la Chico a replicarlo ad Oslo.

Ricordo anche gli appuntamenti periodici al Museo di Roma in Trastevere dove l’attrice si avvaleva della collaborazione musicale della pianista concertista Paola Pegan. Tra questi incontri, in occasione della “Giornata Internazionale Contro la Violenza Sulle Donne”, La Chico fu regista e interprete dello spettacolo “Butterfly Burning” (Il fuoco e la farfalla), dedicato a Yvonne Vera, una delle maggiori scrittrici africane contemporanee e autrice dell’omonimo romanzo, considerato un capolavoro. Tutte le donne descritte dalla Vera sono vittime di violenza e ingiustizia, ma anche portatrici di volontà di vita e di autonomia. Nello spettacolo ideato da Valentina godemmo dell’incontro di letteratura, teatro e musica: alle abili mani della Pegan furono affidati brani di Bach, Chopin, Grieg, Satie, Schumann, Debussy, Sibelius.

Ho avuto il privilegio di poter dedicare molti articoli agli spettacoli di Valentina Chico, tutti pubblicati on line su queste prestigiose News. Molte interpretazioni della Chico sono legate al suo appassionato impegno civile; l’abbiamo trovata in prima linea, con iniziative concrete, nella lotta contro la violenza sulle donne e le discriminazioni etniche e di sesso, o contro la pena di morte.

Uno dei suoi cavalli di battaglia, condiviso con la grande attrice turca Serra Yilmaz, è stato, per molti anni, “L’ultimo harem” di Savelli, suggestivo spettacolo dall’intima atmosfera fiabesca da Mille e una notte, dedicato alle condizioni della donna, spesso prigioniera o in uno stato di disagio tra le mura domestiche: un successo assicurato anche all’estero e in particolare al VI Festival Internazionale del Teatro (Adana).
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Altro esempio è “Love’s Kamikaze”: si tratta di un’intensa, tormentata storia d’amore, sempre più attuale, che ci ricorda quella, lontana e meno realistica, di Giulietta e Romeo; i personaggi sono l’ebrea Naomi e il palestinese Abdel. Il dramma, che contiene un chiaro messaggio di pace, è magistralmente interpretato da Valentina Chico e da Francesco Siciliano, con la regia di Claudio Boccaccini, e si consuma nei sotterranei di un hotel a Tel Aviv, dove i due giovani lavorano e si amano, mentre all’esterno infuria il conflitto arabo-israeliano, con i sanguinosi episodi di terrorismo. Il testo coinvolgente, di grande forza drammatica, in cui la dialettica si sposa all’elemento tragico e poetico, è un raro esempio di quel teatro politico e civile tanto caro a Mario Moretti che, come autore, può vantare una generosa, apprezzata produzione. I due ragazzi, malgrado le differenze di religione, di classe, di storia, si sentono ancora fratelli e figli della stessa terra, ma sono costretti alla fine a cadere nel baratro che separa due famiglie nemiche. Il dramma “Mia Dea”, scritto per lei da Dario D’Amato, ha affrontato un delicatissimo problema sociale: quello delle madri recluse in istituti di pena con i propri bambini e della loro obbligatoria, straziante separazione all’età di tre anni.

Mentre si preparava a portarlo in scena, l’attrice fu invitata a leggere, all’interno del Carcere femminile della Giudecca, a Venezia, brani di testimonianze delle detenute; le stesse ospiti dell’istituto parteciparono alla lettura. In quell’occasione Valentina mi disse: “conoscere queste donne, sentire le loro storie che cominciano quasi tutte con la prostituzione, lo sfruttamento, la droga, per sfociare talora in crimini più o meno gravi, è stata una delle cose più toccanti che io abbia vissuto…Donne italiane e non, donne anche molto giovani…Mi sento arricchita da questa esperienza…”

Il più recente spettacolo “La bastarda di Istanbul”, con la regia di Savelli e una lunghissima, fortunata tournée, è il riadattamento dell’omonimo romanzo della scrittrice turca Elif Shafak, che affronta il tema scottante della questione armena e narra le complesse vicende della famiglia Kazanci, dimostrando infine che l’odio ancestrale tra turchi e armeni si può superare. Il cast è di grande spessore e, a parte Riccardo Naldini, è tutto al femminile: sette donne, compresa la magnetica Serra Yilmaz, la più idonea ad accompagnarci nella sua Turchia.

Mi piace concludere con un brano del diario di Valentina, scritto due anni fa dopo il replicato successo di questo spettacolo alla Sala Umberto di Roma:

“Tantissimi di voi ci hanno aspettato fuori dai camerini per regalarci la loro emozione. Perché il teatro è innanzitutto uno scambio. E il pubblico è il nostro primo interlocutore. Ecco posso dire che in questi giorni ci siamo detti tante cose che rimarranno impresse. Di tutte le foto quella che mi emoziona di più è il nostro inchino, è l'intera famiglia Kazanci che si inchina per ricevere la vostra benedizione perché, anche se il palco assomiglia un po' a un trono, il vero re siete voi. Grazie.”

Buon compleanno, Valentina!