ROBERTO ROSSELLINI NEI RICORDI DEI SUOI FIGLI RENZO E ROBERTINO
Aspettando l’evento di Santa Marinella, che celebrerà Roberto Rossellini con una mostra e una rassegna cinematografica, sono stati intervistati due dei figli del grande regista, Renzo e Robertino, i quali hanno volentieri risposto alle tante domande rievocando la vita del loro celebre papà.
RENZO ROSSELLINI
- Renzo, qual è il ricordo più bello che conserva di Santa Marinella ?
I ricordi belli di Santa Marinella si affollano nella mia testa, non posso estrarne uno solo, sono ricordi di vacanze che andavano da inizio maggio a settembre, i primi amori, la scoperta del mondo subacqueo con mio padre, la dolcezza di Ingrid ed i suoi insegnamenti ad amare e rispettare la natura e mille altri ricordi che mi fanno venire le lacrime per una nostalgia lacerante.
- Ricorda la sera in cui il film IL GENERALE DELLA ROVERE fu presentato in anteprima nella villa di S.Marinella ?
Certo, mi ricordo della presentazione de ”Il Generale della Rovere” che a Santa Marinella è stato ideato e creato.
- Alla RAI hanno detto che qui in un giorno Roberto Rossellini girò 16 documentari sugli animali, è cosi ?
Sicuramente non 16 in un solo giorno! Mio padre ha girato molti dei suoi primi documentari avendo come protagonisti animali (pesci, polli ed insetti).
- Di recente è uscito un libro negli Stati Uniti “MARLON BRANDO UNZIPPED” in cui si legge che Marlon Brando e il produttore Sam SPIEGEL vennero a Santa Marinella per chiedere a Rossellini di far girare un film negli Stati Uniti a Ingrid Bergman con Brando, ma Rossellini non firmò il contratto, come andarono le cose?
Un autore cinematografico è il creatore dell'idea che è all'origine del suo film. Mio padre non ha mai realizzato film scritti da altri. Probabilmente il film proposto da Marlon Brando e Sam Spiegel sarà stata un'americanata Hollywoodiana lontanissima dallo stile di mio padre.
- E’ vero che ROMA CITTA’ APERTA fu girato usando spezzoni di pellicole, dato che subito dopo la guerra era molto difficile reperire pellicole cinematografiche ?
Sicuramente nel 1945 l'Italia appena liberata era un paese distrutto ed in un paese così distrutto l'urgenza non era quella di ricostruire una fabbrica di pellicola, mancavano cose più importanti, cibo, medicinali, vestiario, ma anche sapone ecc., con cui rifornire una popolazione stremata da anni di guerra. Quindi realizzare un film come “Roma città aperta” fu difficilissimo perché mancava la pellicola, i mezzi tecnici, Cinecittà era diventato un accampamento per gli sfollati. Da qui la necessità di girare il film in ambienti dal vero, la ricerca dei pochi metri di pellicola che erano rimasti ai fotografi e così via.
- Roberto Rossellini, grande regista, fa parte a pieno titolo della storia del cinema italiano e mondiale, il giudizio che in genere viene dato di lui è esatto oppure ci sono delle cose che a suo
parere andrebbero rettificate ?
Sono sicuro che siano definizioni corrette perché sicuramente con i film di Roberto Rossellini, e degli altri del Neorealismo, il Cinema ed i film sono diventati un'Arte Adulta.
- Ci può dare una sua impressione di ROBERTO ROSSELLINI PADRE e di ROBERTO ROSSELLINI datore di lavoro quando lei lavorava con lui ?
Sì, ho lavorato con mio padre, come suo assistente prima e come suo produttore poi - dal 1958 al 1977 – per 19 anni, ma ho vissuto accanto a lui dalla mia adolescenza al giorno della sua morte. E' stato un padre affettuosissimo ed impegnato a trasmettermi tutto ciò che sapeva ed in cui credeva.
- Quali sono a suo parere i film migliori di suo padre?
Spesso mi fanno questa domanda la mia risposta è sempre la stessa: il suo coraggio di realizzare film l'uno diverso dall'altro. Rossellini non imitava Rossellini.
- Secondo Lei la critica è stata giusta nei confronti di Roberto Rossellini?
Sicuramente la critica italiana ha massacrato i suoi film, che sono stati rivalutati solo dalla critica francese ed internazionale.
- Cosa è cambiato nel cinema italiano dalla morte di suo padre ad oggi ?
Il Cinema italiano, come tutta la Cultura italiana, rischia di scomparire per colpa di una classe politica che li disprezza.
ROBERTINO ROSSELLINI
- Robertino, è la prima volta che ritorni a Santa Marinella ?
Sì, è la prima volta. Può sembrare incredibile, ma è così. Per noi che abbiamo passato la nostra infanzia lì, Santa Marinella, e più particolarmente la Villa in cui abitavamo, equivale a ciò che per i cristiani è il giardino dell'Eden. Era la nostra infanzia, momento "magico" nella vita di ognuno di noi, così come Adamo ed Eva rappresentano l'infanzia dell'umanità. Il luogo, inoltre, era fantastico: un parco enorme, ricco di piante e fiori, pieno di animali, e tutti in libertà. Passavamo giornate, settimane e mesi a giocare, a scoprire il mondo, a sognare... Poi, purtroppo, come accadde pure in Paradiso terrestre, fummo cacciati (ovvero la Villa fu venduta), per noi fu un terribile choc. Un enorme dolore. Da quel momento siamo usciti dall'incantesimo dell'infanzia. E così come l'uomo non è mai più tornato al giardino dell'Eden, così noi non siamo più tornati a Santa Marinella...
- Qual è il tuo ricordo più bello della città ?
Come ho già detto prima, i miei ricordi più belli sono evidentemente legati alla "Villa le Palme" (mi pare che si chiamasse così). Durante l'infanzia non si usciva tanto fuori casa. Comunque ho alcuni ricordi della città. Per esempio quando mia madre mi portava in un negozio di attrezzature per il mare, dove mi comprava pinne, maschere ed altro per andare sott'acqua. Era un momento di grande eccitazione, perché era lì che cominciava l'avventura. Erano i preparativi che permettevano poi la scoperta del mare. Da allora ho sempre avuto una passione immensa per il mare e per il mondo subacqueo. Ancora oggi, quando ripenso a quei momenti felici e quando mi capita di rivedere una vecchia foto di Santa Marinella ho sempre una stretta al cuore.
- Cosa ti ha più affascinato del lavoro di tuo padre regista e di tua madre attrice ?
Per me, i miei genitori, prima ancora d'essere un regista ed una attrice, erano il mio papà e la mia mamma. Con questo voglio dire che il giudizio che posso più o meno portare sul loro lavoro è più che secondario, per quel che mi riguarda. La nostra è stata una famiglia non proprio come le altre, è ovvio. Il nostro modo di vita era veramente molto differente da quello degli altri. La gente ci osservava con curiosità. Questo fatto tendeva a farci sentire differenti, soprattutto noi bambini. Ciò avrebbe potuto crearci molti problemi una volta cresciuti. La bravura dei miei genitori è stata quella di farci sempre sentire come tutti gli altri, amare gli altri e non temerli, ed essere "normali" malgrado l' "anormalità" della nostra famiglia. È questo quel che ammiro di più in loro.
- Cosa è cambiato nel cinema italiano dai tempi di tuo padre ?
Il mondo intero è cambiato, non solo il cinema italiano. Probabilmente il cambiamento più importante è quello di chiedersi: che cosa rappresenta il cinema nel mondo attuale? Sicuramente non ha più l'importanza di una volta. Oggi i mezzi di comunicazione son altri. Il cinema quale vettore culturale ha perso moltissimo lustro. E forse non è poi così male... La divinizzazione delle persone, anche se piene di talento, non mi è mai piaciuta.
- Ci racconti qualche episodio ironico accaduto a Santa Marinella all'interno della villa che ricordi con particolare affetto ?
Anche se grandi amici, mio padre e Vittorio De Sica erano, in un certo qual modo, un po’ in competizione. Cosicché, quando i figli di De Sica, Christian e Manuel, venivano a trovarci, durante le vacanze, papà cercava di impressionarli. Mio padre era, come me, un appassionato subacqueo. Quando veniva a trovarci a Santa Marinella, passava ore a cercare d'acchiappar pesci che, già allora, non esistevano più in quelle acque. Un giorno, per far bella figura, partendo per una battuta di pesca subacquea, portò con se nell'immersione, ben nascosti, due bellissimi dentici, che aveva fatto comprare in precedenza dal pescivendolo. Al suo ritorno, sbigottì tutti raccontando di averli pescati proprio lì, di fronte a casa. Fiero del suo stratagemma, ripeté l'inganno, qualche tempo dopo, sempre davanti ai figli di De Sica. E questi, tornando a casa, raccontavano al padre delle gesta sportive di Roberto ed, ogni volta, lo rimproveravano di non essere sportivo quanto Rossellini. Stufo, Vittorio, decise di vendicarsi. Al ritorno di un fine settimana, dove Christian e Manuel erano venuti a Santa Marinella, si fece trovare a casa, con una enorme coppa sfavillante, posta sul pianoforte, nel bel mezzo del salotto. «Di chi è questa coppa?» domandarono eccitati i figli. «L'ho vinta io, al Campionato Internazionale di Sci-Nautico» rispose loro De Sica, fiero ed altezzoso, «mentre voi eravate a pesca con Rossellini!» (L.S.)