RUBEN IANNIELLO & Co.: "PASSIONE CINEMA"
Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima. (Ingmar Bergman)
Cinque anni fa scriveva Repubblica di lui, giovane maturando al Mamiani di Roma: Soddisfatto, tranquillo e "libero" si sente Ruben Ianniello, del terzo A: "Ho scelto il saggio storico-politico. Penso sia andata bene. Ora devo studiare scienze, fisica, inglese, greco e storia per la terza prova. Mentre la tesina per gli orali è già pronta: l'elemento irrazionale nella tragedia del mondo classico. Finirò il 9 luglio, finalmente, sarà una liberazione: il liceo è una prigione".
Si stava concludendo un passaggio importante della sua vita, il conseguimento della maturità classica, a cui ha fatto seguito l'università e la laurea in Filosofia.
Ma Ruben Ianniello, 25 anni, una faccia giovane e pulita, un sorriso scanzonato e a volte disarmante, occhi molto espressivi, uno sguardo mai sfuggente, è anche un attore, ha frequentato una scuola – Accademia Artisti – e ha imparato a recitare con una dizione molto molto apprezzabile. E' stato co-protagonista di alcuni corti ed ha avuto come regista il bravissimo Marcello Di Trocchio, un'altra giovane speranza del nostro cinema.
I giovani, si sa, cominciano quasi sempre con i cortometraggi che in realtà sono film veri e propri, con il valore aggiunto di raccontare tutto in un tempo breve. Come ad esempio "La vita è", un'opera del 2014, diretta da Marcello Di Trocchio, con Paolo Roca Rey, Milly Cultrera Di Montesano, Matteo Blasi, Marcello Di Trocchio e appunto Ruben Ianniello. O ancora "Spira(gli)" sempre firmata da Di Trocchio, con Silvia del Mese, Teodoro Giambanco, Stefano Di Giulio e Ruben Ianniello.
Spira(gli), spiega l'Autore, "E' un corto sul riconoscimento dei limiti della parola, sulla ricerca di un equilibrio costante tra certezza e indeterminatezza, parola e silenzio, ordine e caos, legge ed eccezione, abitudine e imprevisto. Spira(g)li è un corto sull'amore".
Ruben Ianniello ha le idee molto chiare sul cinema, che non è ancora in cima ai suoi pensieri ma lo intriga molto, tanto da fargli ipotizzare anche – chissà e perché no? - di darsi un giorno anche alla regia. "Per chi vuole lavorare e muoversi in questo ambiente – tiene a precisare – lo studio è di grande supporto in questa attività, perché se non approfondisci e vivi nella superficialità, racconterai soltanto superficialità e non sarai in grado di realizzare appieno un progetto che ti dia prima di tutto soddisfazione e poi, forse, anche il successo".
Diceva Akira Kurosawa: "il cinema racchiude in sé molte altre arti; così come ha caratteristiche proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica".
Il Cinema è e dev'essere Cultura. Elettra Ferraù