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Sonders&Beach e Direttiva europea sulla sostenibilità

La Società  firma la petizione per salvare l’articolo 25 - Alcuni Paesi e un gruppo di europarlamentari ne chiedono l’abrogazione con conseguenze disastrose dal punto di vista sociale e ambientale 

16Alessio Virgili per la stampaSonders&Beach, società di Benefit, ha firmato la petizione per salvare l’articolo 25 della direttiva dell’Unione europea relativa alla diligenza delle imprese in materia di sostenibilità. Già da tempo Sonder&Beach ha compiuto la scelta all’avanguardia di divenire società di Benefit per essere tra le imprese che oltre al profitto perseguono specifiche finalità di beneficio comune, con l’obiettivo di generare valore per i cittadini, le imprese, e le realtà produttive di un territorio. L’impegno di Sonders&Beach, dopo l’adesione nel 2018 agli Standards of Conduct for Business delle Nazioni Unite, come prima azienda turistica italiana, si focalizza da sempre sulle persone. Ancor di più oggi, con un’evoluzione progressiva del proprio modello di business e operativo verso la diffusione di una cultura di sostenibilità come elemento di integrazione intergenerazionale tra le persone e verso la creazione di un ambiente di lavoro equo ed inclusivo.

Ora, con la prospettiva della rimozione dell’articolo 25 della Direttiva voluta dallo stesso Parlamento Europeo nel 2021, molte aziende e associazioni si trovano frenate nel nuovo indirizzo dato alle loro politiche aziendali. 

“Riteniamo, come si scrive nella petizione internazionale,  che la crescente disuguaglianza sociale, la concentrazione dei profitti attuata con il Covid, la crisi economica siano collegate al modo di operare di alcune imprese a livello globale, e spetta proprio agli attori dell’economia, assieme alla politica, cambiare le cose, legando la sostenibilità alla propria pianificazione economica” afferma Alessio Virgili, ceo di Sonders&Beach (nella foto in alto a sinistra)

La petizione è stata firmata dall’Interdependence Coalition che avverte: “In assenza di un quadro giuridico, solo l’1% circa dei 27,5 milioni di aziende europee dispone di una forma di governo societario che impone alla dirigenza di considerare le questioni di sostenibilità e gli interessi degli stakeholder”.

N.D.R. A questo link si può firmare la petizione e avere ulteriori informazioni sulla Coalizione per l’Interdipendenza. https://interdependencecoalition.eu/save-eu-csddd-directors-duty-of-care/